Quale Etica ?
- Carlo Poletto
- 3 mag 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Curare, nel senso di sollevare dal male, dal dolore, dalla malattia è cosa splendida sul piano umano, quasi divina.
Eppure una perplessità affiora: è possibile che il curare possa rappresentare uno sterile atto meccanico, non rispettoso della persona e quindi eticamente per lo meno discutibile?
L'essere umano è un congegno fatto di soma, di psiche, di spirito: una unità inscindibile dal punto di vista etico. Pertanto una terapia corretta deve essere rispettosa di tutti gli aspetti dell'essere umano nonché della relazione fra di loro.
Sicuramente sul piano pratico non è sempre così, e non tanto per colpa e responsabilità del singolo medico ma di una impostazione terapeutica che interessa la medicina del territorio, dell'ospedale, dell'università nonché della programmazione politica sociale, non solo nazionale.
E' una metodologia che deve essere messa in discussione in quanto è moralmente non corretta.
E' facile parlare di bioetica e di etica medica in senso generico quando si devono affrontare tematiche eclatanti come l'aborto, l’inseminazione artificiale, i figli della provetta, le mamme nonne, i nati da madre e padri morti, i figli abbandonati, ecc.
Tutto ciò comporta dibattiti, notiziari televisivi, sondaggi, articoli sui giornali, litigi tra gli addetti ai lavori senza che venga minimamente scalfita l'evoluzione tragica, immorale di tutto ciò, ivi compreso il mercato degli organi dietro il quale c'è sempre un equipe medica, oltre la delinquenza cosiddetta organizzata.
C’è il sospetto che questa etica possa essere o divenire un alibi per non mettere in discussione l'etica di persona e di categoria.
C’è il sospetto e la paura che la profanazione dell'Etica con la E maiuscola, cioè quella che non fa notizia, sia il risultato di un malinteso senso dell'etica personale e della incoerenza tipica di quel "bipede implume" che si dice uomo.
La prima etica per noi è la coerenza tra quanto si proclama e quello che si fa, tra ciò che fa parte fondamentale di una persona e la sua applicazione.
C’è il sospetto che tutte le aberrazioni della biomedicina e della bioetica siano la conseguenza di una crisi della medicina supertecnica, superspecializzata, della medicina meccanicistica che fanno l'uomo a pezzi distruggendone nella pratica l'unità somato-psichica-spirituale.
Il primo momento dell'etica senza aggettivi è il rispetto della persona umana ed il rispetto di ogni essere vivente sia esso animale o pianta, il rispetto dell'ecosistema in cui l'uomo deve vivere.
L'etica dunque non è solo un problema medico.
Per quanto riguarda il campo specifico della medicina e del suo sistema terapeutico il primo momento etico è nella concezione stessa della medicina come sistema complesso di approccio a chi sta male non solo nel corpo.
E' un dato purtroppo di dominio pubblico la sfiducia nel medico in genere, pur rimanendo una vaga fiducia nella medicina in senso astratto che spesso è più una speranza determinata dall'ancestrale paura della malattia e della morte. La gente sente che di fronte al medico è una entità astratta, asettica; sente di essere trattata come un problema tecnico e burocratico da cui deriva in parte il dilagante fenomeno dell'autocura, dato che il medico si limita quasi esclusivamente a prescrizione di terapie sintomatiche.
Questa non è medicina, è una soppressione di sintomi, è sostituire un bullone in una macchina, immettere l'olio perché il motore non grippi.
Non intendiamo per questo negare l'importanza anche di questi interventi, ma è proprio necessario studiare una vita per cambiare un bullone? E' necessario studiare una vita per dare l'antipiretico e l'antibiotico di fronte a un evento febbrile anche se inesplicabile? E' necessario studiare una vita per dare una pomata per un problema dermatologico?
Siamo anche molto preoccupati quando la medicina si limita a una serie di esami, molto spesso fortunatamente normali, con i quali si pretende di porre o escludere una diagnosi e relativa terapia senza neanche avere fatto un colloquio nè tanto meno aver visitato il paziente.
Noi ci chiediamo e lo chiediamo a tutti, non solo ai medici se questa è etica.
Io dico di no.
Una patologia cronica degenerativa, da un eczema all'asma, da un artrite reumatoide al cancro, è corretto dal punto di vista etico che venga affrontata solo con chemioterapici, cortisonici, antinfiammatori, antidolorifici?
Una patologia violenta come l'AIDS o altre importanti patologie virali è corretto dal punto di vista etico che siano trattate solo con immunosoppressori o dosi massicce di interferone? Oppure AZT® solamente? Non c'è proprio altro da fare?
E’ corretto dal punto di vista etico la prescrizione di accertamenti strumentali di elevata tecnologia e costi, senza adeguati filtri diagnostici e senza tenere in minimo conto eventuali effetti collaterali nel breve e lungo tempo? Ci riferiamo in particolare in questo caso all'inversione dello spin protonico provocato dalla risonanza magnetica nucleare e dal bombardamento radiologico della TAC, esami che secondo noi sono prescritti con troppa facilità senza con questo negare minimamente la loro utilità e insostituibilità diagnostica.
E sulla ricerca, con quella ecatombe inutile di animali, non c'è proprio niente da obbiettare?
Senza tener conto del bombardamento propagandistico attraverso i mass media, in particolare la TV, su assiomi diagnostici e terapeutici che tutto hanno al di fuori del "sicuro ed innocuo" come pretendono di far credere; basta citare l'esempio del Tamoxifene® lanciato come promessa di prevenzione del cancro al seno e che "…per eccesso di prudenza è meglio somministrarlo a donne isterectomizzate…" (Veronesi) poichè "si tratta di un antiestrogeno che può dare effetti sull'utero".
Ma come? L'utero è un organo a sé, o non è forse parte di una persona cioè di una unità biologica-psichica-emozionale?
Per noi questo modo di procedere lascia molti dubbi sulla sua eticità.
Noi ci aspettiamo una risposta che aiuti l'uomo a ricuperare la sua unità, che aiuti il medico ad attuare il primo momento etico nel rapporto con il suo paziente e con se stesso, che aiuti l'apparato politico sociale ad attuare scelte anche nel campo medico finalizzate al rispetto dell'uomo, degli animali e dell'ecosistema in cui vive.
Vorremmo che i medici del corpo e delle anime cominciassero a discutere coerentemente secondo il proprio giuramento e il proprio credo.
Siamo convinti che solo dal recupero di questa etica sul piano personale si potrà coerentemente parlare di Bioetica e Biomedicina senza correre il rischio che questi concetti restino solo parole.
"Ogni essere umano ha il diritto del rispetto della sua persona; alla buona reputazione; alla libertà nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e della sua diffusione...; e ha diritto alla obiettività nell'informazione" ("Pacem in terris", Giovanni XXIII, 11 aprile 1963).
Questa è l'etica in cui io credo.
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